Attivi dal 2003 i De Nada rilasciano il loro album omonimo in free download dal blog: ViVeriVive. La band è composta da tre membri Massimo Saccarola, Andrea Bertoldo e Francesco Doro e provengono dalla provincia di Venezia. La loro è una musica acustica, che spazia dal folk intimo, con un cantato sincero e delicato in italiano.
Un regalo che se li ringrazierete vi risponderanno di sicuro: De Nada! (Yo[U-Turn])
Discorso complesso quello sulle autoproduzioni, in un’epoca dove i mezzi per registrare e produrre sono facili da procurare (ed utilizzare) ed economici. Dove per mezzo di internet si possono raggiungere vaste platee senza dover spendere denaro, ma solo impegnandosi e magari acquisendo un po’ di esperienza. Questo per quanto riguarda la quantità, per quanto riguarda la qualità il discorso si fa’ più dolente, non essedoci più i filtri tradizionali la qualità di gran parte delle produzioni non è molto elevata. Per la legge dei grandi numeri in questo vasto campo però si possono trovare anche molte buone cose.Il disco dei De Nada si può mettere tra le produzioni di qualità, registrato in cd-r ma dotato di un packaging cartonato di alta qualità e con una ottima grafica, quindi curato dal punto di vista extra musicale.Perché recensirlo e farlo emergere?Perché la qualità della composizione e della registrazione è buona ed anche il genere musicale non è particolarmente presente nel panorama musicale italiano.Le coordinate musicali sono cantautorato folk versante UK dell’ondata anni ’60, però cantato in italiano, ed è questa la sua peculiarità.Canzoni intime e personali, una buona scrittura intrisa di una malinconia dolce e di solitudine serena.La musica è essenziale con alcuni tentativi avant più o meno riusciti; il fraseggio circolare della chitarra è l’ossatura fondamentale del disco, la batteria e synth sono le altre due componenti che emergono. Synth e moog sono gli strumenti che fanno fare un passo in avanti rispetto al genere di riferimento e che rendono il lavoro sperimentale, anche se a volte il loro uso non è a fuoco.Tra i pezzi migliori da segnalare “Venere in eclissi” un pezzo in crescendo dove dalle note di chitarra circolari si aggiunge un cantato delicato, e poi un po’ alla volta si inserisce anche la batteria e la canzone cresce d’intensità senza diventare troppo satura di suoni, ma fermandosi all’improvviso, con un finale che non ti aspetti, uno stop molto secco.La dinamica dei pezzi però è molto ripetitiva, inizio soffuso di chitarra, cantato ed in seguito batteria e suoni.I momenti migliori si trovano quando l’atmosfera è rarefatta, le note sono diradate e si possono percepire i soffi di poesia.In definitiva un lavoro con personalità e abbastanza originale, per un genere, il folk, a volte considerato, a torto, incapace di proporre dischi interessanti e novità alla musica contemporanea.Un “in bocca al lupo” ai De Nada, perché riescano a trovare una distribuzione. (Storia della musica)
È formato da sette piccoli inserti semi-acustici l’album di debutto dei veneti De Nada. Il trio, composto da Massimo Saccarola (voce, chitarra e armonica), Andrea Bertoldo (batteria, piano e synth) e Francesco Doro (basso e moog) esprime un pop cantautorale di buona qualità, pieno di rimandi a situazioni uggiose, malinconiche e velate di un grigiore sì triste, ma irrimediabilmente fascinoso.
L’armonica di Saccarola emana linee melodiche tenui, che accentuano ancor di più i sussurri e le atmosfere sospese di un disco breve (circa venti minuti), ma intenso. Canzoni che riecono ad attrarre l’attenzione di chi le ascolta, perché cesellate come piccole bomboniere armoniche; con gusto infinito, grazia e capacità strumentali d’ottima levatura. I tre sanno muoversi con sorprendente destrezza, in tono minore e, senza far clamore, riescono a emozionare e coinvolgere.
Colpiscono e lasciano un segno indelebile: la drammatica sequenza di Le luci si alzano; la dedica appena accennata di Angela; il buio tenebroso di Un solitario fra i quadrifogli e la folgorante nuvolosità di Venere in eclissi. L’idea che ne scaturisce è un paesaggio sonoro fatto di larghi spazi e orizzonti appena visibili. Un buon insieme che potrebbe facilmente perdersi tra mille risvolti di inguaribile monotonia, ma che invece riesce a tenersi unito e compatto grazie all’abilità dei tre musicisti, in grado di legare concettualmente le mille sfumature timbriche che compongono l’album.
Nel panorama nostrano è sempre più difficile trovare un’autenticità e una bellezza d’insieme pari a quelle dei De Nada, e quando ci s’imbatte in situazioni simili è cosa giusta rimarcarne le movenze, apprezzarne i sapori e consigliarne il pedinamento. (MusicBoom)
Trio dal veneziano in circolazione dal 2003, pentiti elettrici oggi dediti ad un folk rock perlopiù acustico, armonica e moog, piano e synth a rimagliare la soffice trama di chitarre, basso e batteria. Testi in italiano cantati con franchezza e semplicità. Sette brani per ventidue minuti che scozzano ugge, languori, guizzi e palpiti L'Altra, Red House Painters, De André, Perturbazione, Sodastream, Early Day Miners, PFM e via e via. Un parterre di suggestioni cui offre salvifico contraltare la frugalità del tessuto sonoro (vedi la stentorea fragilità di Lo sa il vento o l'incanto malfermo di Una goccia nella pioggia), una sorta di incompiutezza dal buon sapore che speriamo manterranno anche con una produzione più "robusta", evento che gli auguriamo e ci auguriamo. (SentireAscoltare)
Un regalo che se li ringrazierete vi risponderanno di sicuro: De Nada! (Yo[U-Turn])
Discorso complesso quello sulle autoproduzioni, in un’epoca dove i mezzi per registrare e produrre sono facili da procurare (ed utilizzare) ed economici. Dove per mezzo di internet si possono raggiungere vaste platee senza dover spendere denaro, ma solo impegnandosi e magari acquisendo un po’ di esperienza. Questo per quanto riguarda la quantità, per quanto riguarda la qualità il discorso si fa’ più dolente, non essedoci più i filtri tradizionali la qualità di gran parte delle produzioni non è molto elevata. Per la legge dei grandi numeri in questo vasto campo però si possono trovare anche molte buone cose.Il disco dei De Nada si può mettere tra le produzioni di qualità, registrato in cd-r ma dotato di un packaging cartonato di alta qualità e con una ottima grafica, quindi curato dal punto di vista extra musicale.Perché recensirlo e farlo emergere?Perché la qualità della composizione e della registrazione è buona ed anche il genere musicale non è particolarmente presente nel panorama musicale italiano.Le coordinate musicali sono cantautorato folk versante UK dell’ondata anni ’60, però cantato in italiano, ed è questa la sua peculiarità.Canzoni intime e personali, una buona scrittura intrisa di una malinconia dolce e di solitudine serena.La musica è essenziale con alcuni tentativi avant più o meno riusciti; il fraseggio circolare della chitarra è l’ossatura fondamentale del disco, la batteria e synth sono le altre due componenti che emergono. Synth e moog sono gli strumenti che fanno fare un passo in avanti rispetto al genere di riferimento e che rendono il lavoro sperimentale, anche se a volte il loro uso non è a fuoco.Tra i pezzi migliori da segnalare “Venere in eclissi” un pezzo in crescendo dove dalle note di chitarra circolari si aggiunge un cantato delicato, e poi un po’ alla volta si inserisce anche la batteria e la canzone cresce d’intensità senza diventare troppo satura di suoni, ma fermandosi all’improvviso, con un finale che non ti aspetti, uno stop molto secco.La dinamica dei pezzi però è molto ripetitiva, inizio soffuso di chitarra, cantato ed in seguito batteria e suoni.I momenti migliori si trovano quando l’atmosfera è rarefatta, le note sono diradate e si possono percepire i soffi di poesia.In definitiva un lavoro con personalità e abbastanza originale, per un genere, il folk, a volte considerato, a torto, incapace di proporre dischi interessanti e novità alla musica contemporanea.Un “in bocca al lupo” ai De Nada, perché riescano a trovare una distribuzione. (Storia della musica)
È formato da sette piccoli inserti semi-acustici l’album di debutto dei veneti De Nada. Il trio, composto da Massimo Saccarola (voce, chitarra e armonica), Andrea Bertoldo (batteria, piano e synth) e Francesco Doro (basso e moog) esprime un pop cantautorale di buona qualità, pieno di rimandi a situazioni uggiose, malinconiche e velate di un grigiore sì triste, ma irrimediabilmente fascinoso.
L’armonica di Saccarola emana linee melodiche tenui, che accentuano ancor di più i sussurri e le atmosfere sospese di un disco breve (circa venti minuti), ma intenso. Canzoni che riecono ad attrarre l’attenzione di chi le ascolta, perché cesellate come piccole bomboniere armoniche; con gusto infinito, grazia e capacità strumentali d’ottima levatura. I tre sanno muoversi con sorprendente destrezza, in tono minore e, senza far clamore, riescono a emozionare e coinvolgere.
Colpiscono e lasciano un segno indelebile: la drammatica sequenza di Le luci si alzano; la dedica appena accennata di Angela; il buio tenebroso di Un solitario fra i quadrifogli e la folgorante nuvolosità di Venere in eclissi. L’idea che ne scaturisce è un paesaggio sonoro fatto di larghi spazi e orizzonti appena visibili. Un buon insieme che potrebbe facilmente perdersi tra mille risvolti di inguaribile monotonia, ma che invece riesce a tenersi unito e compatto grazie all’abilità dei tre musicisti, in grado di legare concettualmente le mille sfumature timbriche che compongono l’album.
Nel panorama nostrano è sempre più difficile trovare un’autenticità e una bellezza d’insieme pari a quelle dei De Nada, e quando ci s’imbatte in situazioni simili è cosa giusta rimarcarne le movenze, apprezzarne i sapori e consigliarne il pedinamento. (MusicBoom)
Trio dal veneziano in circolazione dal 2003, pentiti elettrici oggi dediti ad un folk rock perlopiù acustico, armonica e moog, piano e synth a rimagliare la soffice trama di chitarre, basso e batteria. Testi in italiano cantati con franchezza e semplicità. Sette brani per ventidue minuti che scozzano ugge, languori, guizzi e palpiti L'Altra, Red House Painters, De André, Perturbazione, Sodastream, Early Day Miners, PFM e via e via. Un parterre di suggestioni cui offre salvifico contraltare la frugalità del tessuto sonoro (vedi la stentorea fragilità di Lo sa il vento o l'incanto malfermo di Una goccia nella pioggia), una sorta di incompiutezza dal buon sapore che speriamo manterranno anche con una produzione più "robusta", evento che gli auguriamo e ci auguriamo. (SentireAscoltare)
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