Perchè ascoltando l’ultimo album Fuori la tempesta del progetto diMatteo Micheletti, Il Nostro Tempo Violento, non posso fare a meno di sorridere. Ci troviamo di fronte ad una strana sfumatura che in un contesto come quello italiano non sempre si adatta a suoni così tipici del nuovo continente. Micheletti infatti sembra ispirarsi a pagine di storia della musica americana riadattandole, sperimentando un nuovo concetto di Folk, che inspiegabilmente sembra amalgamarsi perfettamente con colpi di pseudo grunge.
Ed è così che cominci velocemente “Piombo”, e se dico velocemente un motivo c’è. Il ritmo è impellente, il testo dissacrante e amaro, ma in qualche modo, nonostante racconti l’asprezza della disillusione, non so dirvi come o perchè, riesce a caricare, a dare speranza. Scorrono velocemente, sono canzoni brevi, ma cambiano registro a metà disco con “Il nostro tempo violento” canzone omonima al progetto, si scende infatti in stanze più cupe ed inquiete. È un album curioso perchè è finalmente qualcosa di diverso rispetto al panorama indipendente al quale siamo stati abituati negli ultimi anni, qualcosa che ci riporta indietro, ma come una fionda inevitabilmente avanti, non perchè tutto ciò che è bello appartiene al passato, ma perchè le radici ci spingono a cercare qualcosa di più, e Micheletti sembra attuare un processo di aggiornamento, con tinte grunge, punte lievemente punk, ed un buon cantautorato che può aggiungersi alla storia italiana. Il nostro tempo violento ci da speranza. (Shiver)
Nessun commento:
Posta un commento